Presso le popolazioni nomadi della Mongolia, la tradizione dei cacciatori con le aquile ha duemila anni di storia. Il metodo per questo tipo di caccia, a volpi, lupi e altri animali, si tramanda di padre in figlio, laddove la persona mostra una propensione spiccata per la collaborazione con l'aquila. Quando cioè, per dirla con loro, "ce l'ha nel sangue". Aishoplan è una ragazzina di tredici anni che, diversamente dalle amiche, non ha mai avuto paura di un aquila, né di arrampicarsi in altissima montagna per catturare il suo personale aquilotto all'indomani dello svezzamento e crescerlo e addestrarlo secondo gli insegnamenti del padre. Incredibilmente dotata e determinata, con il supporto della famiglia, Aishoplan ha scelto di diventare la prima cacciatrice con le aquile di sesso femminile, nonostante il parere contrario di molti anziani della sua comunità. Aishoplan ha anche il desiderio di studiare medicina e diventare medico. Così il regista e la produzione del film, hanno deciso di creare un fondo per aiutare la ragazza a frequentare l’università. I 3000 dollari ricevuti come premio per aver vinto il premio come Miglior Documentario all’Hamptons Film Festival, sono stati versati in questo fondo.