PAROLA, CORPO, CINEMA
Fronte-O-Spizio
Perché dei giovani, adolescenti, con problemi personali inquietanti, spesso angosciosi, che li agitano chiudendoli in pozzi di solitudine e di disperazione decidono, sotto la guida di uno psicoeducatore – Raffaele Gianetta – un po’ idealista e un po’ filosofo, di riunirsi in un gruppo e di chiamare questo gruppo “Fronte-O-Spizio”?
La risposta, l’origine della risposta, sta in tre parole.
FRONTE: inteso come fronte di guerra, linea di combattimento contro il nemico oscuro del male interiore.
OSPIZIO: inteso come rifugio, luogo dove ciascuno viene accolto e ospitato e ascoltato e compreso.
FRONTESPIZIO: inteso come presentazione di sé, così come nel libro è la presentazione sintetica e completa di ciò che vi è scritto.
Tre parole che hanno giocato tra loro, si sono incastrate – ed ecco il Fronte-O-Spizio - si sono amate ed hanno concepito un altro e diverso significato, più complesso ed espressivo; un significato “altro” che è anche indicazione di un percorso, denominazione di un progetto il cui fine ultimo coincide con un’altra parola, nobile e densa: Libertà. Libertà dalla solitudine, libertà dalla paura, libertà di esprimersi, libertà di comunicare e dunque di incontrate gli altri senza traumi né complessi. Libertà di vivere compiutamente, serenamente.
Dapprima il gruppo ha usato le parole parlate: il monologo che si faceva dialogo, la comunicazione verbale che apre alla conoscenza reciproca e dunque all’empatia senza giudizi né pregiudizi.
Poi la parola detta è diventata parola scritta. Parola che resta perché impressa sulla carta, offerta alla lettura – alla scoperta e comprensione – anche di chi non fa parte del Gruppo. Parola stampata in un libro (un bel libro) offerto al mondo, magari proprio quel mondo che pareva rifiutarti e che ora inviti a conoscerti e dunque ad accoglierti.
E poi ancora un altro passo, un’altra sfida, intellettuale e culturale, artistica persino. Quella parola, nata da una sofferenza interiore, drammatica e dolente, grido muto d’aiuto, vuol farsi “corpo” e immagine. Come? Offrendosi al più antico linguaggio espressivo creato dall’umanità, il Teatro, e contemporaneamente al più moderno e potente, il Cinema.
Così i testi scritti dai ragazzi di Fronte-O-Spizio vengono offerti alle allieve della Scuola di teatro del MAT (Movimento Artistico Ticinese) e ai mimi del gruppo Sugo d’Inchiostro, che se ne appropriano, li reinterpretano, li trasformano in due spettacoli teatrali, mentre il giovane cineasta Olmo Cerri si tuffa con la sua cinepresa dentro il Gruppo, ne filma la vita, ne interroga i componenti e porta sullo schermo, con finissima sensibilità e autentica commozione, l’anima del gruppo e vividi lampi di anime individuali.
I ragazzi di Fronte-O-Spizio hanno visto gli spettacoli e il film. E si sono riconosciuti. Si sono scoperti ispiratori e co-autori di pezzetti d’arte. Ora sono davvero fuori dal pozzo. Ora possono continuare a camminare nel mondo e nella vita. Da protagonisti.