Charlie Chaplin, Edna Purviance

Scheda didattica

VITA DA CANI e GIORNO DI PAGA

VITA DA CANI

Charlot vaga per i bassifondi della città e rubacchia di che mangiare a due poveracci. Inseguito da un poliziotto, si imbatte in una lite fra cani e riesce a salvare un cucciolo che decide di portare con sé. In un bar, intanto, una giovane cantante intrattiene il pubblico con discreto successo. Charlot entra nascondendo il cane nei pantaloni. Fa amicizia con la ragazza, ma viene buttato fuori dal proprietario del locale per colpa del cane che abbaia. Anche la ragazza viene licenziata e i tre vagano affamati e senza dimora. Passa il tempo e finalmente Charlot ha trovato un lavoro. Fa il contadino e vive felice insieme alla cantante che ha sposato e al cagnolino, che ha messo su famiglia.

 

GIORNO DI PAGA

Charlot è un abile muratore e possiamo ammirare con che abilità riceve i mattoni lanciati dai colleghi. Nella pausa pranzo, grazie a un montacarichi e alla distrazione degli altri operai, riesce a mangiare il suo pasto, senza preoccuparsi troppo della sua provenienza. Alla fine della giornata riceve finalmente la paga, ma secondo i suoi calcoli la somma che ha ricevuto non è giusta. Discute con il capomastro e alla fine riesce ad essere imbrogliato anche dalla burbera moglie, che gli sottrae una banconota. Dopo aver festeggiato il giorno di paga all’osteria, non fa a tempo a coricarsi che già la sveglia suona…sono le 5.30 e bisogna tornare al lavoro.

il regista

 

Charles Spencer Chaplin, detto Charlie, nasce a Londra il 16 aprile 1889. Il padre è un cantante e la madre, Hannah, un’attrice di varietà. Nella sua autobiografia racconta che deve il segreto della sua arte alla madre che per prima lo iniziò alla pantomima. È lei che gli insegna a ballare e a cantare, insieme si affacciavano alla finestra osservando le persone che passavano per strada e facendo buffe imitazioni. La vita era come uno spettacolo, agli occhi del piccolo Charlie. Le condizioni economiche sono miserabili, il padre aveva abbandonato la famiglia quando Charlie e suo fratello Sidney erano ancora bambini, e il suo debutto teatrale avviene già all’età di 10 anni, in una compagnia di bambini prodigio “Eight Lancashire Lads”. Passa l’adolescenza fra strada e orfanotrofi, poi lavora in vari spettacoli di varietà e circensi, fino a quando entra nella compagnia teatrale di Fred Karno. Qui impara i “trucchi del mestiere”: l’assurdo rappresentato con la massima serietà (chi non ricorda la scarpa mangiata con eleganza in La febbre dell’oro?) o spezzare frequentemente i numeri comici inserendo un momento sentimentale, una canzone o una figura triste (si pensi all’alternanza di comico e patetico dei suoi film).

Nel 1912 Chaplin è in tournée con la compagnia di Karno e s’imbarca alla volta degli Stati Uniti. È l’epoca d’oro del muto, delle comiche finali, delle torte in faccia. Notato dal produttore Mack Sennet, viene preso sotto contratto dalla casa cinematografica Keystone.

Da due tradizioni, quella americana dello slapstick e quella inglese del melodramma vittoriano, dickensiano, con i suoi tuguri, le ragazze malate e povere, i bambini abbandonati e i soprusi dei potenti, Charlie Chaplin dà vita alla figura, stracciona e fiera, del Vagabondo, Charlot.

“La bombetta troppo piccola rappresenta lo sforzo accanito di apparire dignitoso. I baffi esprimono vanità. La giacca abbottonata stretta, il bastoncino e tutto il comportamento del vagabondo rivelano il desiderio di assumere un'aria galante, ardita, disinvolta…. 

Egli cerca di affrontare coraggiosamente il mondo, di andare avanti a forza di bluff e di questo è consapevole. Ne è così consapevole che riesce a ridere di se stesso e anche a commiserarsi un po’”.

Charlie Chaplin diede questa descrizione perfetta, fisicamente e psicologicamente, del vagabondo che il 7 febbraio 1914 fece la sua prima apparizione sullo schermo, fermamente deciso a restarvi fino ad oggi.

Da allora sono passati esattamente 100 anni e Charlot è l'icona del cinema più celebre di sempre.

La storia del cinema non sarebbe quella che è se non ci fosse stato Chaplin. Tutta la sua grandezza sta nella recitazione, nella prodigiosa mimica, nella straordinaria capacità di cambiare disinvoltamente registro, dal comico al tragico, dal ridicolo al malinconico.

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